Questo è il tema dell’intervento che l’Ing. Sergio Grego, Direttore generale del Consorzio di Bonifica Veneto Orientale, ha tenuto giovedì 18 aprile a Tech It Easy, il ciclo di incontri organizzato da H-Farm, l’importante incubatore di imprese innovative, e dalla fondazione HforHuman con lo scopo di scopo di coinvolgere aziende, imprenditori, esperti e curiosi per discutere di come la tecnologia stia cambiando i diversi settori produttivi.

L’incontro di ieri, dal titolo Agritech, era incentrato sull’impatto della tecnologia in ambito agricolo, e in particolare sull'uso di uno dei beni più preziosi della terra: l'acqua.

Nel corso della sua relazione, basata su concetti sui quali il Presidente del Consorzio Piazza si sta da tempo battendo con grande impegno, Grego ha mostrato alcuni dati dai quali appare come la concentrazione di sostanza organica presente in larghe aree del Veneto è ormai scesa a meno del 2%, che per gli esperti è la soglia limite al di sotto della quale si inizia a parlare di desertificazione. Il comprensorio del Veneto Orientale sta leggermente meglio per quanto pure da noi il contenuto di sostanza organica nel terreno si attesti mediamente proprio sul valore soglia del 2%, dato di per sé preoccupante poiché risultato di un trend in costante diminuzione.

Al Consorzio di bonifica pensano che per invertire quest’allarmante tendenza sia necessario porre la sostenibilità al centro di ogni attività di sfruttamento della risorsa suolo, nel caso dell’agricoltura facendo ricorso a pratiche agronomiche meno impattanti e depauperative del terreno, al riutilizzo delle biomasse, al compostaggio e alle nuove tecnologie oggi a disposizione.

Un terreno ricco di sostanza organica è condizione strettamente necessaria affinché il Veneto possa continuare ad essere la regione paesaggisticamente splendida che conosciamo, prima destinazione turistica del nostro paese.

Inoltre può consentire agli agricoltori una miglior redditività, permettendo loro di offrire quei prodotti di pregio, sempre più richiesti da un segmento di mercato in continua espansione, quello dei consumatori disposti a pagare un po’ di più a fronte di un prodotto proveniente da produzioni sostenibili e meno dipendenti dalla chimica.

Dal punto di vista ambientale consente un’elevata capacità di sequestro di CO2 dall’atmosfera, contribuendo così alla lotta all’effetto serra.

Ha poi una maggior capacità di ritenzione idrica, diminuendo così la necessità di irrigazione -particolare non trascurabile in tempi in cui la direttiva acque dell’Unione Europea ci costringerà a dover ottimizzare l’utilizzo di minori quantitativi d’acqua prelevabili-.

Per quanto riguarda il dissesto idrogeologico la maggior capacità di ritenzione idrica del suolo ridurrebbe rischio di allagamento. I tecnici del Consorzio hanno infatti calcolato che se si riuscisse ad incrementare dell’1% la quantità di sostanza organica presente nel suolo del comprensorio del Veneto Orientale, il terreno potrebbe trattenere 100 milioni di metri cubi di acqua, che così non si riverserebbero nella rete di bonifica riducendo complessivamente il rischio idraulico del territorio.

Ma è davvero possibile incrementare il quantitativo di sostanza organica contenuta nel suolo?

Certamente non è facile, fanno sapere dal Consorzio, ma è possibile. In Israele ad esempio, applicando quei principi di agricoltura sostenibile di cui parlavamo poc’anzi, ci sono riusciti trasformando zone desertiche in aree agricole produttive.

Il Presidente del Consorzio di Bonifica Veneto Orientale Giorgio Piazza ha così commentato la partecipazione del Consorzio all’evento: “I problemi di dissesto ambientale cui ci troviamo a far fronte sono così complessi da richiedere agli attori sul territorio uno sforzo in più per uscire dai propri ambiti specifici. E’ per questa ragione che il Consorzio di Bonifica Veneto Orientale, per esempio, ha voluto essere fra i soggetti promotori del Biodistretto della Venezia Orientale, nella ferma convinzione che una terra più sana consenta anche una miglior gestione del rischio idraulico”.