Introduzione

Il contesto geostorico

È assai peculiare la geografia idraulica del territorio compreso tra la Livenza e il Tagliamento, dove una fitta rete di brevi corsi d'acqua sorgivi, tra cui il Lemene e il Reghena, va a confluire nelle suggestive porzioni anfibie che si è soliti definire come laguna di Caorle. Tale condizione morfologica ha da sempre costituito un'importante opportunità per avviare specifiche utilizzazioni della base naturale da parte dei gruppi umani che si sono insediati in questo settore di pianura tra Veneto e Friuli. E' davvero suggestiva la complessa maglia dei deflussi che confluisce nei due principali collettori identificati con gli idronimi Reghena e Lemene e non solo per i caratteri fisionomici del paesaggio vegetale, ma anche per le caratteristiche tipologie della presenza antropica. Si tratta di brevi corsi d'acqua che, proprio per il loro carattere sorgivo, presentano una scarsa capacità di trasporto di torbide e quindi non sono riusciti a colmare che un ristretto corridoio di terreni lungo gli alvei. Ne consegue che la morfologia dell'immediato entroterra veneto orientale è rimasta a lungo dominata dalla presenza di ampie paludi e lagune racchiuse, verso il mare, da cordoni dunosi formatisi grazie all'apporto dei materiali trasportati dalla Livenza e dal Tagliamento.

Siamo pertanto in presenza di un omogeneo ambito geografico già in epoca romana, per il fatto che il tracciato della centuriazione concordiese, conseguente alla fondazione di Julia Concordia tra il 43 e il 40 a.C., era delimitato dai confini naturali di Livenza e Tagliamento. La presenza inoltre di stabili insediamenti era favorita dalla regolare successione di porti-canale in corrispondenza dei fiumi sfocianti in Adriatico (si pensi, ad esempio, a Equilium e a Opitergium). Bisogna infatti considerare che i tranquilli tratti finali di corsi d'acqua come il Piavon, la Livenza, il Lemene e il Tagliamento consentivano proficui scambi tra entroterra e cabotaggio costiero, mentre la già accennata delimitazione idrografica della centuria di Concordia mantiene la sua coerenza geopolitica anche sotto il governo del Patriarca di Aquileia,coincidendo con l'estensione della Diocesi concordiese e beneficiando per un lungo periodo di un'ampia autonomia, sia ecclesiastica che civile. All'epoca longobarda risale la fondazione dell'abbazia benedettina di Sesto al Reghena, il cui massimo splendore fu raggiunto dopo il 1000 per le numerose donazioni e investiture. Più tarda è la fondazione di un'altra abbazia benedettina, quella di Summaga (X-XI secolo), sorta sempre in prossimità del fiume Reghena. La stabilità politica assicurata dal governo patriarcale consentì una discreta ripresa demografica ed economica in tutto il Veneto Orientale, con particolare riguardo all'insediamento stabile di una comunità di mercanti a monte di Concordia, nei pressi della confluenza tra Reghena e Lemene, che darà poi vita al centro fluviale di Portogruaro. E' infatti dal XIII secolo che l'espansione commerciale di questa città, dovuta soprattutto al traffico lungo il Lemene, assume un'importanza davvero notevole, fondamentale cerniera per i collegamenti tra i valichi alpini e Venezia. Quindi l'annessione di questi territori alla Serenissima (1420) non costituì un traumatico passaggio, dal momento che proficui e stabili contatti commerciali tra le comunità poste lungo il Lemene e il Reghena e Venezia esistevano già da qualche secolo.

La sorprendente espansione urbana di Portogruaro, così evidente anche ai giorni nostri nella spettacolare struttura "a riviere" del centro storico, ove la centralità monumentale e funzionale si concentra attorno allo scalo fluviale, va di pari passo con un'altrettanto specializzata organizzazione antropica nei circostanti ambiti anfibi. E infatti la fitta orditura di località stabilmente abitate già in età veneta lungo i numerosi fiumi e canali a oriente del Piave, come anche la cospicua presenza di casoni nelle paludi e valli fino alla sponda destra del Tagliamento, pertinenti in gran parte alla comunità peschereccia di Caorle, stanno a indicare che l'antropizzazione dell'area qui considerata si è sviluppata consolidando l'utilizzazione delle opportunità offerte da un ambiente decisamente anfibio, favorendo così i commerci e i trasporti fluviali, lo sfruttamento dei boschi e della canna palustre, la pesca sia in laguna che nei corsi d'acqua, la cantieristica, il cabotaggio costiero.

Ai giorni nostri gli elementi funzionali della peculiare evoluzione delle fisionomie territoriali qui in esame, sono in parte ancora leggibili nonostante il repentino disuso e abbandono a seguito della vigorosa espansione delle monocolture intensive e di una tutt'altro che trascurabile espansione di zone artigianali e commerciali avviatasi in questo settore di media pianura a partire dagli anni ‘60 del Novecento. Gli obiettivi della conoscenza e consapevolezza dei valori territoriali ereditati deve cercare il sostegno anche in altre tipologie di fonti e in tal senso il ricorso alla cartografi a storica è prodigo di affascinanti suggestioni, in grado di consegnare una ricca messe di informazioni che vanno ben oltre l'immediato appagamento erudito. Si tratta infatti di documenti da cui è possibile trarre utili spunti per una più adeguata valorizzazione territoriale, facendo dei paesaggi della bonifica un banco di prova per valutare le potenzialità di approcci culturali interdisciplinari, aperti quindi anche all'antropologia e agli studi letterari.

Si allude in particolare alla suggestiva opportunità di individuare importanti paesaggi letterari e pittorici, evocando cioè la presenza tra le sponde dei deflussi che costituiscono il bacino del Lemene di una geografi a mentale fortemente radicata nell'immaginario collettivo, che ruota attorno ai nomi di Pier Paolo Pasolini, Ippolito Nievo, Ernest Hemingway, Romano Pascutto. A questi luoghi della memoria dotta, connessi sia alla finzione narrativa che alle vicende biografi che, si potrebbe affiancare il vasto sedimentarsi della memoria popolare, quasi mai riversata in testi scritti, costituita da storie minori, da microcosmi casuali ed effimeri che esprimono il multiforme e pulviscolare susseguirsi delle infinite quotidianità di chi ha pescato, navigato, nuotato sulle acque del Lemene e dei suoi affluenti o di chi ha lavorato nei numerosi mulini, o di chi ha percorso le strade alzaie, o di chi coltivava i campi impoveriti dagli affioramenti della falda, o di chi ha consumato la vita in ginocchio sui lavatoi all'ombra dei salici.